Questo valore indica la quantità di ioni idrogeno contenuti nel liquido conferendogli la caratteristica di essere acido, neutro o alcalino. La scala di misurazione va da 0 a 14: a valori bassi corrispondono acque acide, a valori alti acque basiche. Il punto neutro, nè acido nè basico è il 7. La maggior parte dei pesci di acqua dolce tropicale predilige un valore di Ph neutro o leggermente acido , mentre i pesci marini devono essere mantenuti ad un Ph superiore a 8. Lo spostamento di una unità sia in diminuzione che in aumento comporta una modifica di ben 10 volte la concentrazione delle sostanze che determinano il Ph, per questo motivo è molto importante evitare che si modifichi in modo improvviso. In acquario il responsabile del mantenimento stabile del valore è dato dalla durezza carbonatica, il Kh, che per valori superiori a 4 impedisce al Ph di diventare troppo acido. Il Ph può essere misurato con appositi test colorimetrici aggiungendo a un campione di 5 ml di acqua dell’acquario 5 gocce di reagente: la colorazione ottenuta si confronta con una scala colorimetrica per ottenere la corrispondenza ai valori indicati. Tra durezza carbonatica e anidride carbonica si instaura una relazione per cui quando sono in equilibrio il Ph rimane intorno alla neutralità, se invece la quantità del carbonato aumenta anche il Ph accresce il suo valore, così pure quando la quantità di C02 aumenta il Ph diminuisce. Durante il periodo di illuminazione dell’acquario le piante utilizzano l’anidride carbonica per effettuare la fotosintesi clorofilliana e quindi il Ph aumenta. La notte invece viene consumato l’ossigeno e prodotta anidride carbonica per cui al mattino il Ph è più basso. Questa considerazione è da tenere in mente quando effettuiamo la misurazione pe rla differenza di valore tra mattina e sera. E’ per questo che una supplementazione di anidride carbonica è in grado di stabilizzare in modo ottimale il valore intorno a 7 garantendo nel contempo una indispensabile fonte di nutrimento alle piante